REGOLAMENTIAMO IL SETTORE DELLA CANAPA PER TUTELARE I CONSUMATORI.
Lo scorso anno la maggioranza ha approvato in legge di stabilità, un emendamento mio e del collega Mollame, per regolamentare la vendita delle infiorescenze di canapa industriale e per l’estrazione del CBD. Emendamento poi stralciato, per un cavillo tecnico e una sostanziosa dose di pregiudizio, dalla Presidente Casellati, da allora lo abbiamo perfezionato e ripresentato in diversi decreti, ma ahimè al Senato la mannaia della Casellati è sempre pronta.
L’abbiamo aggirata ripresentando quell’emendamento alla Camera in legge di stabilità, a questo punto la stessa maggioranza che l’aveva votata al Senato avrebbe dovuto approvarla senza difficoltà, dando una cornice chiara alle tante aziende che hanno coraggiosamente investito in questo settore, garantendo una maggiore sicurezza ai consumatori e anche portando nelle casse dello stato quasi 1 miliardo di euro di nuove entrare (calcoli del Ministero delle Finanze).
Purtroppo questo non è accaduto.
Non è avvenuto perché alcuni partiti della maggioranza, PD e IV principalmente, accampano scuse tipo ‘non è il momento’ (e quando lo sarà?), ‘non si può decidere in fretta e furia’ (ma è da un anno e mezzo che ci stiamo lavorando), ‘ci sono altre priorità’, ‘le opposizioni diranno che liberalizziamo la droga’.
Per questi motivi, mi pare corretto spiegare chiaramente, perché questo emendamento è importante e urgente.
PREMESSA:
Parliamo di canapa industriale, prodotto agricolo normato dalla legge, varietà presenti e registrate la cui produzione è lecita ‘ab origine’ in base alla legge 242 e consentita dalla convenzione internazionale unica del 1961 (art 28) e dal testo unico per gli stupefacenti (Dpr 309/90) art 26.
In Italia esiste già un mercato costituito da 3000 aziende, con circa 12.000 lavoratori per un fatturato di circa 200 milioni di euro, la vendita di questi prodotti è riconosciuta legittima dalla sentenza di novembre 2018 della Corte di Cassazione e dalla sentenza a Sezioni Unite del giugno 2019, che consente la vendita di prodotti che non abbiano “in concreto alcun effetto drogante”
Una recente sentenza della Corte di Giustizia Europea stabilisce, che nessuno stato può negare l’importazione di questi prodotti.
Gli accordi europei stabiliscono la possibilità di accedere ai contributi PAC, per coltivazioni da sementi certificate, con thc inferiore allo 0,2%, ma gli stati membri hanno stabilito diversi limiti di tolleranza (in Svizzera ad esempio siamo all’1%), la legge 242 stabilisce il limite dello 0,6% per l’Italia.
COSA PREVEDE L’EMENDAMENTO:
La legge 242 è parzialmente incompleta, non regola infatti la vendita di infiorescenza, né la possibilità di utilizzare la biomassa a fini estrattivi per ottenere il CBD.
Con questo nuovo emendamento, interveniamo per regolamentare la commercializzazione di tali prodotti (non vietata da alcuna norma come indicato anche dalle succitate sentenze) in maniera chiara, stabilendo controlli, una etichettatura chiara, che indichi la provenienza, la percentuale di CBD e l’assenza di inquinanti. Stabiliamo inoltre un limite massimo di THC inferiore allo 0,5% (il limite è inferiore a quello presente nella legge 242), quindi abbassiamo il contenuto massimo di questo cannabinoide, per rifarci all’indicazione dei tossicologi forensi e di molteplici trattati di tossicologia, che riconoscono come al di sotto di questo limite non vi sia alcun effetto psicotropo né pericolosità per il consumatore.
Regolamentare è necessario per garantire norme chiare agli agricoltori, ai commercianti e per la sicurezza dei consumatori.
CONCLUSIONI:
Il mercato è di fatto già lecito, ma non regolato. Non definire condizioni chiare ai produttori non farebbe altro che boicottare la produzione interna consentendo comunque le importazioni, quindi la vendita di tali prodotti non si fermerebbe, ma continuerebbe in maniera non regolata.
Sarebbe assurdo non regolamentare tale mercato, assicurando alle casse dello Stato un gettito di quasi un miliardo di euro, proteggendo i nostri agricoltori, assicurando un lavoro a 12.000 dipendenti e soprattutto tutelando la salute di chi consuma, per meri motivi ideologici o per scarsa conoscenza della materia.
ATTENZIONE:
I partiti che si oppongono, trincerano la loro contrattura ideologica, a mio avviso, dietro i pareri ostativi dei Ministeri dell’Interno e della Sanità. Questi pareri sono viziati da un’incomprensione di fondo del perimetro dell’emendamento: confondono la canapa industriale con le varietà di canapa al alto contenuto di THC, riportando notevoli imprecisioni e clamorose inesattezze.
Abbiamo quindi lavorato ad un documento, che confuta punto su punto questi pareri e l’ho inviato ai Ministeri.
Ora basta nascondersi dietro tecnicismi, timori e ignoranza, è il momento di regolamentare questo mercato, per tutelare i consumatori e permettere alle nostre aziende di poter lavorare con serenità.
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